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Il pensiero laterale e il pensiero lineare: Hercule Poirot e Arthur Hastings

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Un film, in poco tempo e con grande efficacia, è in grado di veicolare significati profondi, e perfino di illustrare in modo chiaro concetti di psicologia anche molto complessi. Il fatto che si apprendano queste nozioni senza leggerle su un tomo specialistico non significa che non possano entrare a far parte del nostro bagaglio di conoscenza, diventando così strumenti attraverso cui possiamo leggere meglio la realtà che ci circonda.

Ciò è talmente vero che più di una volta, durante le lezioni universitarie di psicologia, allo studio e alla spiegazione di un determinato argomento il docente ha accompagnato la visione di un film sul tema.

In una serie di articoli vorrei quindi guidarvi alla scoperta di nozioni psicologiche utili nella vita relazionale di ognuno di noi, attraverso l’analisi di personaggi cinematografici.

Nonostante si tratti ovviamente di film che ho apprezzato e che consiglio, NON SI TRATTA DI RECENSIONI, bensì dell’illustrazione di una coppia di personaggi. Solitamente ci saranno il protagonista e il suo complementare, senza il quale l’analisi del protagonista stesso sarebbe soltanto parziale: tutto l’universo funziona per coppie di opposti-complementari, essendo questi due concetti inseparabili.

Cercherò per quanto possibile di non spoilerare il finale del film, o comunque l’esito della storia per i personaggi in questione: nei casi in cui questo non mi sarà possibile, l’articolo sarà preceduto da uno spoiler alert, e la patata bollente passerà a voi.

Film: serie TV realizzata a partire dal 1989 e tutt’ora non terminata, consistente finora in 65 episodi tratti dai romanzi e dai racconti di Agatha Christie.

Interpreti: David Suchet (Poirot) e Hugh Fraser (Hastings)

Doppiatori italiani: Eugenio Marinelli e Luigi La Monicapoirot&hastings

In ogni episodio, il celebre investigatore privato ormai in pensione ed il suo amico e socio si trovano, loro malgrado, a indagare su uno o più omicidi (più raramente si tratta solo di un furto o di un rapimento).

Siamo per lo più nell’Inghilterra-bene degli anni trenta e quaranta, dove i soldi e la reputazione sono tutto: ereditare può essere l’unico modo di mantenere il proprio alto tenore di vita, il giudizio della gente e i pettegolezzi condizionano pesantemente la vita di tutti, un figlio illegittimo o una relazione extra-coniugale possono diventare uno scandalo sociale assolutamente inaccettabile, i matrimoni combinati non sono cosa strana. Insomma, siamo in un mondo dove i più gretti moventi per uccidere abbondano.

Inoltre, l’assenza delle tecnologie odierne rende il “gioco” molto più facile ai criminali e più difficile alla polizia: cambiare identità, eliminare prove, alterare la scena del delitto e nascondere fatti importanti sono cose fattibili con una facilità oggi inimmaginabile. Solo l’abilità dell’investigatore  può portare a identificare il colpevole, il che in alcuni casi significa salvare la vita ad altre potenziali vittime.

I due approcci alla indagini usati dai due personaggi sono una perfetta esemplificazione dei possibili atteggiamenti di fronte a una situazione o ad un problema:

  • Il pensiero lineare o convergente, messo in atto da Hastings: rilevati pochi fatti che saltano all’attenzione con evidenza, ne deduce l’ipotesi più ovvia e logica, dopodiché cerca nei dati che emergono successivamente una conferma al suo giudizio iniziale.Si concentra su una visione parziale e semplificata del quadro, considera “distrazioni” i dettagli e giunge in fretta ad una propria soluzione.Si basa sulle proprie impressioni nei confronti degli imputati e ragiona talvolta per stereotipi, finendo spesso, nella seconda metà del film, per ritrovarsi con un pugno di mosche di fronte a nuove informazioni incompatibili con la sua versione, nelle quali non sa trovare una nuova chiave di lettura, ma soltanto un vicolo cieco dal quale la logica non riesce ad uscire.Nelle indagini, va alla ricerca diretta di ciò che gli interessa, attraverso domande trasparenti che il sospettato può facilmente eludere.Hastings incarna il senso comune, ed è in un certo senso un alter ego del pubblico, il quale infatti molto spesso si trova d’accordo con la sua ipotesi: senonché, dopo la visione di due o tre episodi, lo spettatore capirà che nel momento in cui una soluzione viene proposta da Hastings, può essere certo che non sarà quella giusta! Tutto ciò dà un risvolto comico al personaggio, che alleggerisce la drammaticità dei temi trattati e nel contempo stimola lo spettatore a tentare l’altra strategia, quella di Poirot.
  • Il pensiero laterale o divergente, messo in atto dal brillante Poirot: di fronte ad un enigma apparentemente insolubile, apre la mente ad ogni possibilità o come dice lui, “fa lavorare le celluline grigie”.Trae indizi di cruciale importanza da dettagli apparentemente inutili e insignificanti, che fa alla fine rientrare tutti nella ricostruzione veritiera dell’accaduto.
    Spesso alcuni personaggi si rivelano essere impostori che si fingono qualcun altro, oppure si scoprono avere un nesso sconosciuto con un altro personaggio: genitori e figli, amanti, ex tate, ex colleghi di lavoro o altro. Talvolta l’odio è in realtà amore celato, l’amore è una finzione che nasconde indifferenza, l’indifferenza è la copertura di un profondo legame. In alcuni casi si giunge ad un completo ribaltamento delle posizioni tra vittime e assassini. Solo l’intuizione di Poirot scopre tutti questi risvolti insospettabili.Questo si rende possibile quando l’intelligenza si spinge al di fuori da quello che per logica sembra un recinto senza uscita, prescinde dall’evidenza, cerca strade dove non sembrano essercene, genera grandi idee da piccoli elementi.Poirot indaga in modo indiretto, facendo per così dire un giro largo intorno alla verità fino a sorprenderla alle spalle: sposta l’attenzione dell’interrogato con domande apparentemente superflue e innocenti di fronte alle quali l’altro non si difende, rivelando involontariamente un indizio di colpevolezza; giunge talvolta a ingannare i sospettati escogitando messinscene molto ingegnose e ardite (finte accuse, finte morti, molteplici versioni dei fatti ad uso di diversi sospettati…) di fronte alle quali la reazione del colpevole lo smaschera come tale.A questa capacità di sconfinamento ed evasione si accompagna però un estremo rigore metodologico, che in alcuni aspetti caratteriali del personaggio assume proporzioni eccessive e talvolta comiche: l’anziano investigatore presenta infatti evidenti tratti ossessivo-compulsivi. Essi si mostrano nel suo assoluto bisogno di ordine, nella sua esasperata avversione per la minima sporcizia e nella sua cura maniacale del proprio aspetto.

Ogni episodio si conclude con una riunione di tutti i personaggi, convocati da Poirot stesso allo scopo di rivelare l’intera ricostruzione dei fatti, alla quale segue l’arresto del colpevole da parte della polizia e una scena di distensione e ritrovata serenità per tutti gli altri.

Per concludere, il pensiero laterale è l’essenza della creatività in ogni senso, tanto per la risoluzione di problemi, quanto per l’arte e l’espressione.

Ma come si ottiene questa abilità mentale tanto meravigliosa e produttiva, che consente di ragionare e creare ad un livello superiore?

Come per la maggior parte delle cose, si tratta di allenamento. Esistono giochi enigmistici appositamente studiati, e la vita stessa ci pone davanti ogni giorno sfide e opportunità che richiedono l’uso del pensiero laterale. Scovarle nel lavoro, nell’organizzazione del nostro tempo e nelle relazioni sociali è già un primo esercizio!